di Alfonso Montefusco
Diretto discendente dei cani molossi che accompagnavano le legioni romane, presenti più di 2500 anni fa in tutta la penisola italiana. La parola “cohors” significa appunto protettore guardiano. Assume in questo caso anche una connotazione di forza e robustezza. Nessuna parentela con la Corsica. La sua grande versatilità ne hanno reso ottimo l’utilizzo anche negli ambiti venatori, come si evince da diverse raffigurazioni in dipinti e disegni nel corso dei secoli fin dal medio evo. In alcuni affreschi del Mantegna ad esempio, è possibile notare la straordinaria somiglianza di cani dal medesimo aspetto odierno, intenti in scene di caccia grossa. In tutta la nostra penisola vi sono anche bassorilievi e sculture marmoree che rappresentano questi cani.
Benché la sua presenza radicata nella vita rurale, subito dopo la seconda guerra mondiale ebbe più fortuna il suo cugino di fama mondiale, il Mastino Napoletano. Mentre il Cane Corso ha dovuto attendere fino agli anni ottanta per essere recuperato, grazie ad un lavoro cinotecnico importante, rintracciando tutti i migliori esemplari ancora esistenti in meridione, ridando nuovamente lo splendore che merita un cane versatile, oggi molto amato anche fuori dai confini italiani.
L’aspetto è di un cane di medio-grande taglia, robusto, vigoroso pur restando elegante, con contorni netti che ne rivelano la muscolatura potente. Il corpo se visto lateralmente di profilo, possiamo inserirlo in un rettangolo come forma geometrica, quindi un po’ più lungo che alto sugli arti.
I maschi raggiungono i 45-50 kg per per un altezza al garrese di 64-68 cm, mentre le femmine che esprimono un buon dimorfismo sessuale, sono leggermente più piccole, alte 60-64 cm e dal peso variabile da 40 a 45 kg.
Le orecchie un tempo amputate per necessità, pensate a che questi cani che dovevano difendersi da predatori o da attacchi di bovini e cinghiali. Sono quindi integre, triangolari, pendenti, di media grandezza, inserite molto al di sopra delle arcate zigomatiche.
Anche la coda un tempo veniva amputata, per le medesime necessità, come accadeva per tante razze. Oggi è lasciata integra, attaccata piuttosto alta, molto grossa alla radice. In movimento è portata alta, ma mai in verticale o arrotolata
Il mantello ha cute abbastanza spessa e piuttosto aderente. Il pelo è corto, brillante e molo fitto con un leggero strato di sottopelo di tessitura vitrea. I colori sono il nero, il grigio piombo, ardesia o chiaro fino a sconfinare in un crema. Fulvo nelle sue sfumature dal chiaro al rosso cervo, più o meno scuro oppure tendente a color grano (frumentino). Può essere tigrato su base fulva o grigia, con striature di varia intensità e distribuzione. Può esserci la presenza di una maschera di colore scuro che non deve superare la linea degli occhi. Una piccola macchia bianca sul petto, le punte delle zampe e sulla canna nasale sono accettate. Le mascelle sono molto larghe e spesse con delle branche mandibolari curve. La dentatura mostra un leggero prognatismo, ma non più di 5mm. La chiusura a tenaglia è ammessa, ma non ricercata.
Un eccellente guardiano della proprietà e della famiglia, dotato di discernimento e responsabilità.
È impiegato con successo come cane per il bestiame e le attività venatorie alla grossa selvaggina, compiti che ha svolto da sempre nel corso dei secoli. E’ un cane agile e scattante ed allo stesso tempo vigoroso e forte, rustico e frugale. Capace di adeguarsi con armonia alla vita di città ed anche in appartamento, dimostrando di apprezzare le comodità domestiche, ma senza dimenticare la sua natura di campagna che esige una regolare attività fisica. Molto duttile e reattivo nei limiti del suo essere un molosso, alcuni esemplari raggiungono risultati importanti in discipline sportive. Comunque è sconsigliabile condizionarne troppo le reazioni indotte dall’addestramento intenso, come la difesa personale. Deve invece essere marginale all’educazione di base.
La socializzazione con gli altri cani svolge un ruolo basilare nel strutturare un sano approccio psichico. La base della predisposizione è sicuramente genetica, ma incide anche l’ambiente in cui nascono e crescono unitamente agli stimoli che vengono offerti.
Sono temibili guardiani, pieni di ardore che allo stesso tempo rimanendo docili ma con una certa innata diffidenza verso estranei. Eleggono una persona in particolare a punto di riferimento, comportandosi per sempre come un cucciolone con gli intimi del nucleo familiare.
Anche il Cane Corso non è immune dalle patologie che colpiscono l’apparato schelettrico come la Displasia dell’Anca o del Gomito. Una radiografia intorno all’anno di età può suggerirci in quale direzione il cane stia crescendo. Anche in questo caso il lavoro dell’allevatore coscenzioso fa la differenza, appunto selezionando soggetti testati prima di essere messi in riproduzione.
L’alimentazione deve essere mirata e tenere in considerazione le esigenze del cane nelle attività a cui è esposto. Durante la crescita molto delicate, un apporto equilibrato di nutrienti è sicuramente importante. Questi cani raggiungono la maturità psico-fisica intorno ai 3 anni.
Nel nostro paese gli ultimi 10 anni hanno visto oscillare intorno ai 3000 cuccioli registrati all’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, con punte di oltre 4000. Mentre negli anni successivi al riconoscimento internazionale della razza dalla Federazione Cinologica Internazionale nel 1994, le nascite hanno visto un numero in crescendo che ha fatto annoverare questi cani nella top ten delle scelte degli italiani, con punte di oltre 8000 cuccioli ogni anno a cavallo dal 1998 al 2008.